lunedì 21 gennaio 2013

Barichara - Colombia


La piazza era desolata, l'inverno ci stava dando il suo "caloroso" benvenuto.
La voglia di lavorare era pari allo zero, io e Luchino ci muovevamo come degli automi per forza di inerzia. Poi all'improvviso affacciato al vetro della Drogheria appare lei, una ragazza splendida che con il suo sorriso riuscì a riscaldarmi il cuore riportando in me l'estate. Questo miracolo da lì a poco sarebbe diventata la mia fidanzata.
Dopo una esperienza del genere non posso non essere fermamente convinto dell'esistenza dell'amore a prima vista, e sono anche disposto ad affermare che esso non riguardi solo le persone, ma anche luoghi, animali ed oggetti.
Tra noi e Barichara si è trattato proprio di questo, un amore a prima vista travolgente ed appassionante.
 Le pietre rosse con le quali sono state costruite le sue vie e le bianche case coloniali perfettamente conservate sono state un corpo al quale non abbiamo saputo resistere.
L'amore non è mosso solo dall'estetica e dal desiderio, necessita anche di un' anima per potersi alimentare e sopravvivere.
L'anima di questo piccolo villaggio sulle montagne colombiane è riuscita a farci piacevolmente dimenticare i ferrei planning di viaggio prefissati. È stato un incanto potersi riunire in piazza con tutti gli abitanti per condividere il festival della musica e della cucina, in un spensierato e genuino clima di festa.
Come faccio a descrivervi la dolcezza negli occhi di Susi, il cane dell'ostello, e la gentilezza della sua famiglia.
Come faranno le mie parole a trasmettervi il senso di malinconia che abbiamo provato nel lasciare questa città che abbiamo sentito fin da subito come una casa dolce e accogliente.



Dopo un amore così, le giornate di parapendio a SanGil e l'incantevole cammino reale che da Barichara collega Guane passano automaticamente in secondo piano.
Per chiunque volesse pianificare un viaggio in Colombia non fermarsi a Barichara equivarrebbe a commettere un delitto, al quale noi non vogliamo assistere.



mercoledì 16 gennaio 2013

Santa Marta e il parco Tayrona - Colombia

Santa Marta per molti viaggiatori non e' altro che una citta' di passaggio, comoda per accedere al famoso parco Tayrona, gioiello naturalistico della parte nord della Colombia.
I luoghi di interesse della citta' si esauriscono in una manciata di piazze, in un gradevole lungo mare e in una luccicnte via di ristoranti.
Nei due giorni trascorsi a Santa marta abbiamo avidamente approffittato del lusso di possedere una abitazione con l'aria condizionata, riposando le nostre fibre in vista dei successivi due giorni di campeggio e camminate.
Dopo aver selezionato lo stretto necessrio, muniti di torce  e repellenti, lasciamo i nostri pesanti bagagli all'hotel Andrea doria e saliamo sul bus in direzione Tayrona.



Ad accoglierci una schiera di muli e cavalli, l'unico mezzo di trasporto ammesso nel parco. 
Dopo essermi fatto convincere dalle suppliche di Ramona affittiamo due cavalli per ragggiungere il campeggio di Areccifes. 



Dopo aver cavalcato per una mezz'ora ed essere stati attori non protagonisti di una competizione tra i cavalli, in una serie di azzardati sorpassi senza aver avuto minimamente coscienza di quali comandi impartire, arriviamo incolumi alle porte del campeggio. 


Davanti a noi l'ennesimo paradiso: un prato all'inglese brulicante di tende affacciato su di un incantevole spiaggia. Ma anche il paradiso  puo' rivelarsi un inferno, al mio risveglio trovo una ramona distrutta la quale non e' riuscita a chiudere occhio a causa dell'assenza di un cuscino e di un materasso. Ignorando il suo stato d'animo decidiamo di spostarci in un secondo campeggio, sperando di trovre condizioni migliori. 

Dopo aver attraversato il parco in un sussegursi di scorci meravigliosi, di spiaggie incontaminate collegate da una fitta vegetazione arriviamo a Cabo San Guia.
Il campeggio molto piu' giovanile e un po' piu' trascurato e' situato a ridosso di due spiaggie separate da una sottile scogliera.
Nonostante il paesaggio sia da togliere il fiato, le lamentele di Ramona si fanno sempre piu' insistenti costringendomi a sopportare il secondo ciclo mestruale nel giro di un mese. 



Gli attriti si moltiplicano raggiuggiendo il loro parossissmo alle quattro dell notte quando una colonia di formiche rosse scambia la norsta tenda come formichiere dove deporre migliaia di microscopiche uova.
Svegliati da un inteso bruciore ai piedi, dovuto dai morsi, ci rendiamo conto di essere stati invasi, passando il resto della notte nel vano tentativo di debellare il nemico. 



Dopo due notti in bianco i nervi di Ramona sono a fior di pelle, al fine di prevenire la mia salute mentale e di salvaguardare il rapporto cedo alla disperazione di una donna che lentamente si stava trasformando  in un giaguaro affamato.



In questo caso per me il paradiso e' consistito nel riportare la mia fidanzata alla civilta'.



Ritornando a Santa Marta la voglia di parlarci e' poca, i due giorni di costanti diverbi hanno causato una lieve frattura.
Fortunatmente l'aria condizionata, un letto comodo e svariati pacchetti di patatine riescono a riportare in vita la dolce e affettuosa Ramona di sempre.
La frattura si rinsalda definitivamente quando la mattina del mio compleanno mi sveglio in un letto colmo di regali, senza neanche avere il tempo di aprire gli occhi mi ritrovo vestito con una orrenda camicia hawaiana e un tamburello di kung-fu Panda.