Il traffico creato dalla città più industrializzata della Colombia ha avuto su di noi un impatto traumatico. Ancora cullati dalla bellezza coloniale di Barichara, siamo andati alla disperata ricerca di cenni storici che potessero farci rivivere la tranquillitá di quest'ultima, senza però riuscire a trovarli.
Medellin con i suoi 3 milioni di abitanti è una delle città piú industrializzate di tutta la Colombia, seconda solo alla capitale, Bogotà.
I Medellilligni somiglianti a grandi formiche laboriose sono sempre in movimento, fieri della propria città si sforzano continuamente di migliorarla, non a caso Medellin è l'unica città colombiana ad avere una metropolitana. Fiori all'occhiello della città sono lo spettacololare rio alhumbrado, il fiume più colorato e apprezzato di tutta la nazione, seguito dalle voluttuose state dell'illustre cittadino Fernando Botero, disseminate per la città. Degni di nota sono anche il " Museo de Agua" e della "Luz" che per noi europei non saranno molto attrattivi da un punto di vista culturale ma sicuramente lodevoli per lo sforzo comunitario di voler abbellire la propria città.
Se a Medellin si può rimproverare di mancare in grazia ed eleganza sicuramente il contesto in cui è ubicata è esente da critiche, situata al centro di una conca naturale tra le montagne Colombiane. L'effetto ottico provocato, soprattutto la notte, dalle innumerevoli luci che si inerpicano alle pendici delle montagne è stupefacente.
I quartieri più poveri si trovano sulle cime e per raggiungerli i Medellineni utilizzano l'efficentissimo metrocable, un sorta di ovovia dalla quale si può ammirare la panoramica più bella della città.
Io ed Erik ci siamo divertiti nel salire in questa specie di ampolla gigante e come pesci abbiamo potuto osservare dall'alto quartieri dove non avremmo mai osato addentrarci, al ritmo del reggaton emanato dalle macchine taroccate e storditi dal profumo di brace presente in ogni dove, abbiamo avuto la possibilità dinosservare la vita delle persone sottostanti, con lo stesso entusiasmo dei bimbi di fronte ai formicai.
Il giorno prima di natale dopo tre mesi di convivenza forzata, io e la mia dolce metà abbiamo preso la decisione di separarci per una giornata. Lui è andato a far visita a una cittadina chiamata Guatapè nei dintorni di Medellin, e io ho deciso di asseconadre una violenta smania da regali pre-natalizi ,buttandimi in un imponente centro commerciale, nel tentetivo di dimenticarmi per un giorno di essere una "mocilleras", cercando un regalo di Natale per Erik e qualcosa di carino e adeguato da mettere per i successivi 2 giorni, che grazie al generoso regalo di MammaLaura avremmo passato in un super lussureggiante hotel a cinque stelle!!
È stato emozionante rivivere per una volta il desiderio di rincontrarsi, passare del tempo entusiasti nel raccontarci le nostre esperienze.
Come al solito Erik, dotato di un karma solare e buono, è rimasto ben poco solo prima che una famiglia colombiana lo adottasse pagandogli anche il biglietto di entrata per visitare il famosissimo "Pegnon".
E dopo una piacevole serata passata a commentare le foto di Guatapè, lasciamo il nostro ostello per dirigerci nel fantastico hotel di "mammaLaura" .
Quando lo choiffeur ci ha lasciati soli nella nostra stanza , il peso di tre mesi di sporcizia e letti scomodi ci è crollato addosso. L'entusiasmo e lo stupore si sono trasformati in una serie interminabili di " wow hai visto questo cuscino" wooowww hai visto l'acqua calda" " è questo materasso cosa non è?".
Che meraviglia abbandonarsi tra i dolci e soffici cuscini del nostro letto, le delicate e profumate lenzuola ci hanno imprigionato come le potenti braccia di Calipso tenendoci a sè per due giorni.
Nonostante tutto questo lusso il Natale non riesce a colpirmi nel cuore se non è accompagnato dall'enorme sorriso di mamma Laura che ti apre la porta la mattina di natale, facendo fuoriuscire l'odore degli agnolotti fatti in casa. Senza la montagna di regali che si crea in salotto,senza le lamentele di zio e papà rei d'aver mangiato troppo, senza le "litigate" a Saltinmente con zia, Andrea, Luca, Simona, Erik, Erica, Chicco, senza le zucche dipinte di zio Druido, e senza quei due mostriciattoli dei miei nipoti che riescono a fare più casino degli ultras fuori dallo stadio, senza tutto questo il Natale ha un sapore amaro in bocca. Nonostante la lussuosissima stanza, i regalini, li bagno in piscina al ventesimo piano, e l'ottimo servizio in camera, la malinconia mi ha tenuta tutto il giorno a casa a 22.000 km di distanza.
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