sabato 8 dicembre 2012

Giornata di confine CostaRica - Panama

La sveglia suona, apro un occhio sono le 06.00 di mattina la mia testa è pesante, si ribella vuole ancora dormire, mi giro. Erik parla, non capisco. 

Cedo all'infimo desiderio di assecondare un leggero prurito sulla cosca... Sono finita, tutte assieme le mie punture si risvegliano, in preda al prurito inizio a grattarmi compulsivamente.
Erik < buon giorno,cosa voi per colazione>

Io < maledette zanzare>
Erik < preparo io la colazione?>
Io < no per carità ora mi alzò >.
Sono stata un altra volta scortese, ora gli chiedo scusa. Respiro, l'odore di fogna che pervade la stanza mi aiuta a ricordare che sono a PuertoVejo. Il tempo è scaduto è ora di ripartire, tra un un'ora e trenta minuti arriverá il pulmino! L'ansia dell'elenco di tutte le cose da fare e da non dimenticare mi assale..
Cazzo sono in ritardo!Devo svegliarmi!
Mi scuserò dopo, anche se so che non lo farò. Magari gli darò un bacetto quando non se lo aspetta. Codarda...
Mi alzo, la giornata è grigia perfetta per il viaggio, mi dirigo verso la doccia sperando che l'acqua fredda allevierà il prurito in tutto il mio corpo.
Rinfrescata è pulita attraverso la struttura del nostro bellissimo ostello, le pareti sono alte, bianche e spoglie le rifiniture sono di legno ben levigato, tutto ispira efficenza e pulizia; un angolo di Germania dentro il CortaRica. Cosi lontano dal calore e dalle moltitudini di imperfezioni che caratterizzano questo paese, che tanto ho amato, la parte più occidentale di me ringrazia questo posto, anche se me ne vergogno questo angolo d'europa mi ha rigenerato.



Raggiungo Erik al tavolo, per colazione un buonissimo mango, latte, cereali, succo di frutta e caffè. In un attimo sono le 7.30,come le lumache che si portano appresso la casa ci carichiamo i pesanti zaini e ci dirigiamo con fatica verso il pulmino. Raggiungo l'autista, mi rivolgo in spagnolo lui fa finta di niente e mi risponde in inglese, gli ripeto che parlo lo spagnolo, si gira,  si guarda attorno, so quello che pensa, turisti sbagliati meglio quelli crucci o gringos con loro non si tratta, con loro può fare il prezzo che vuole. Caricati gli zaini sul tetto saliamo all'interno del Pullman, ovviamente ci sono più passeggeri di  quelli  legalmente trasportabili, ma non c'è nessun problema, sedili improvvisati sono stipati in ogni angolo del pullmino. Il viaggio inizia, davanti a noi un lungo tragitto in pulman, a piedi , di nuovo in pullman e infine in barca.
Conquisto il posto finestrino, appoggio la fronte al vetro fersco, la speranza è quella di ricadere tra le dolci bracia di Morfeo ma l'affiorare dei ricordi me lo impedisce.
Riaffiorano alla mente le immagini di questi 20 giorni di Costa Rica:
La speranza che nutrivamo quando stanchi attraversavamo con una lancia il fiume  di confine tra il Nicaragua e il Costa Rica. Alla naturale rigenerazione che provò il mio corpo quando si ritrovo in montagna nel lieve fresco che mi ricordava casa. Le corse inzuppati fino alle osse all'interno delle foreste nebulari. L'adrenalina che infuocava di vita  gli occhi di Erik quando dopo una lunga camminata ci ritrovammo al cospetto di enormi ed intimorenti cascate. Le risate, i mimi facciali e le mani che ruotavano all'impazzata cercando di comunicare con Rupert i e Angelina in fresche notti in riva al mare. La serenità che emanava il dolce sorriso di Venicio guardando le corse sulla spiaggia di Erik, Carlos e il loro cane.
La gioia sul viso di Erik quando lo vidi tornare al fianco di Venicio con un pesce pescato a mani nude.
Le dolci cure ricevute da Lidia che tanto mi hanno riavvicinato ai malinconici ricordi di nonna Rina..
Chissà se tornero mai in questo fantastico paese che mi ha regalato tante emozioni. Una leggera malinconia sale dalla mia pancia ma subito viene spazzata via quando mi giro e vedo il scintillante sorriso attraverso gli enormi occhioni di Erik che mi domanda < Chissà quanto è lungo il canale di Panama? >.
Ora lo sento, non c'è tempo per la malinconia è tempo di iniziare una nuova avventura....


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