domenica 24 marzo 2013

Latagunga - Ecuador


Latacunga non sarà sicuramente ricordata per la sua bellezza, questa piccola cittadina sulle montagne dell'Ecuador rappresenta una punto di partenza comodo per le più importanti e rinomate escursioni alla laguna di Quilotoa e al vulcano attivo più alto del mondo: il Cotopaxi.
È così è stato anche per noi.
Bellissima la giornata passata a Zumbahue, dove  un mercato completamente differente da quello di Otavalo ci ha accolto con le sue bancarelle pullulanti di teste di maiale fritte e zampe di gallina, riuscendo a fornirci uno spaccato molto più realistico e autentico dell'Ecuador.












Dopo aver passato gran parte  della mattinata  a scansare cani, pecore e lama tra le bancarelle del mercato abbiamo dedicato la seconda parte della giornata alla laguna di Quilitoa.
Al nostro arrivo, dopo aver camminato una ventina di minuti intorno ai 4000 mt, lo spettacolo che si presta ai nostri occhi è meraviglioso.
Una laguna di acqua cristallina incastonata tra le montagne come uno smeraldo nell'oro riflette le poche nuvole presenti in cielo.









Tutt'altro panorama abbiamo avuto la fortuna di ammirare il giorno seguente sul Cotopaxi;l'assenza di ossigeno ha reso faticoso ogni minimo spostamento trasformando la breve salita per raggiungere il rifugio a ridosso del ghiacciaio a 5000 mt in un'estenuante maratona.














La sera nonostante la stanchezza dell'escursione e la relativa voglia di addormentarsi qualcosa di strano sta lentamente trasformando i nostri corpi, impedendoci il meritato riposo.
Un'improvvisa assenza di ossigeno mi costringe a stare sveglio, nonostante le premure e i consigli di Ramona il problema non accenna a diminuire.
Come se non bastasse violente e continue scariche di vomito e diarrea colpiscono entrambi per tutta la notte, devastando e disidratando notevolmente i nostri corpi.
Ravvisando nei nostri volti una preoccupante somiglianza con la bambina dell'Esorcista, alle 7 del mattino decidiamo di affidarci alle cure del piccolo ospedale di Latacunga.
Con il poco ossigeno rimasto e con un pallore spettrale, trasciniamo i nostri corpi dilianati dalla merda e dal vomito nella piccola struttura che da queste parti chiamano ospedale.
Nel più totale deliquio sorvoliamo sulla scarsità igenica della struttura: l'assenza di guanti, la presenza di mosche e il sovraffollamento sono problemi che al momento non sembrano preoccuparci.
Fortunatamente la sterilità degli aghi collegati alle flebo e le massicce dosi di ossigeno riescono lentamente a ridratarci.
Sicuramente è stato eufisticamente pittoresco ritrovarsi letto a letto con un aspirante suicida alla quale stavano praticando in diretta una "profumatissima" lavanda gastrica, o alla vittima di una rapina adagiata su di un letto intriso di sangue di un bambino al quale avevano appena suturato il mento.
Nonostante le scarse risorse a dispozione, in meno di sei ore siamo stati sottoposti a una radiografia del petto, a esami del sangue e delle feci e ci sono state somministrate più di una flebo.
Dopo tutto questo, averci regalato anche le medicine, perchè il servizio sanitario è gratuito per tutti, ha fatto passare in secondo piano la diagnosi: MAL DI MONTAGNA.
Nella speranza di non aver contratto qualche strano virus sudamericano nel malandato ospedale di Latacunga, porgiamo i nostri più sentiti ringraziamenti ad un equipe ospedaliera che ci ha curato con una dedizione encomiabile ed ammirevole; e pazienza se il sangue uscitomi dalla vena dopo essere stata bucata è stato frettolosamente ripulito a mani nude dall'infermiera, e pazienza se il tampone utilizzato non era stato sterilizzato correttamente, e pazienza se la mia provetta è stata distrattamente dimenticata nel mio letto.
Quello che conta è che le cure a noi dedicate siano state effettuate con un amore quasi materno, Grazie di cuore.





1 commento:

  1. Grandi, le state sperimentando tutte: dopo un'avventura del genere siete pronti per farvi catapultare sulla Luna...
    Buon proseguimento di viaggio e, se posso
    umilmente suggerisco: siate prudenti...

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